L'UTOPIA PER IL VINO DEL FUTURO

Pubblicato il 3 febbraio 2025 alle ore 15:44

La viticoltura è viticultura. La vera e propria ed autentica arte “politica” nel senso che ogni produttore, ognuno che ponga le proprie forze a favore della terra, è responsabile di un futuro immensamente più grande della propria vita, della durata della stessa e direttamente in connessione con l'eredità da lasciare. Piantare una vigna significa guardare il proprio spirito che abbandona il corpo per percorrere col vino il tempo e lasciare una traccia indelebile e bevibile di una vendemmia in evoluzione con i sentori e con le abitudini. Tutto cambia, tutto passa, ed i cambiamenti in agricoltura non sono mai repentini, o meglio, non dovrebbero esserlo, perché il tempo della terra ci contiene e ci condiziona e non è mai viceversa. Pensare al vino oggi significa pensare al vino domani, o molto di più. In queste righe potremmo oggi concederci un gioco, rischioso, divertente e accattivante, muovendo il nostro pensiero lontano, a quando noi non ci saremo più. Proviamo ora, ad immaginare che queste stesse parole potranno essere lette tra cent'anni, da chi da noi avrà ereditato terra, vini, sogni, parole e soprattutto lavoro. Proviamo ad immaginare noi, vivi tra cent'anni, a guardare indietro in questo 2021 in Friuli Venezia Giulia e vedere come alcuni cambiamenti potrebbero sconquassarlo in meglio o forse no. Partiamo.

Siamo nell'aprile del 2121 dove i social saranno un lieve ricordo e la vita reale sarà fatta di impressioni facciali con le quali pagheremo le merci. Il denaro non esiste più, tutto è pagato con parti del corpo da lasciare in pegno per poter essere riprodotte in caso di clonazione. Le Osterie saranno le uniche sopravvissute, ma clandestine, perché le norme sanitarie impediscono ogni tipo di contatto umano che non sia pensato per lo scambio di qualcosa. Nelle Osterie sarà possibile assaggiare vini senza etichetta e nome e potersi approcciare parlandosi e baciandosi per chi è ancora capace di imbarazzarsi. 

In Friuli Venezia Giulia, ma anche altrove, saranno semplificate e tolte una alla volta quasi tutte le DOC. In effetti, nel 2121 tutte le denominazioni serviranno soltanto a fare appannaggio delle Regioni. Nel 2121 in Friuli Venezia Giulia le denominazioni saranno così suddivise: una sola DOC, la DOC Friuli che conterrà tutti i vini a denominazione con destinazione generica, specie verso un mercato orientato alla grande distribuzione capace di invadere i mercati mondiali. Rimarranno soltanto quattro DOCG: la DOCG Carso, la DOCG Collio, la DOCG Isonzo e la DOCG Orientale che prenderà parte di quella che oggi conosciamo come DOC Friuli Colli Orientali. Per tutto il resto rimarranno le sotto zone, in grado di comprendere sia la DOC che le DOCG. Le sotto zone saranno riferite a vitigni specifici per cui ci ritroveremo ad esempio la DOC Friuli Prepotto dove il vino sarà Schioppettino, la DOCG Collio Oslavia dove ci si riferirà alla Ribolla, la DOCG Orientale Ramandolo, la DOC Friuli Aquileia che in questo caso sarà sotto zona e via via ogni zona. Il vino sfuso scomparirà per le norme sanitarie stringenti e sempre più complesse ed ogni luogo dovrà riprodurre ed imbottigliare la propria uva, dando informazioni specifiche della terra. La natura corregge se stessa, dicevano gli antichi, ed attraverso questo sistema la viticoltura riuscirà a fiorire e rifiorire, facendo scegliere alla vite ed al vino dove nascere, crescere ed essere piantata, portando i mercati non ad imporre delle mode ma a seguire le stagioni che nel frattempo costringeranno sempre di più a dover trovare soluzioni adatte alla sopravvivenza della terra e non del mercato stesso. Il vino verrà bevuto soltanto in compagnia, mai da soli, e i Sommelier diverranno cantautori che racconteranno di come un tempo il vino avesse un linguaggio diverso ed i concerti diverranno musica dentro le vigne per accompagnare le uve in cantina ed in casa. Ogni bottiglia parlerà, con un sistema magnetico in grado, di farci sentire alcune parole dalla vigna e di come è stata trattata senza pesticidi per convincerci a comprare soltanto prodotti pensati per un futuro più grande.

L'Utopia distopica di pensare al futuro è un gioco. Mettette da parte queste parole. Proveremo a leggerle tra cent'anni.

 

L'Utopia è dove comincia il pensiero concreto...

 

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